Macrolibrarsi.it presenta: Un regalo al giorno per te

04 ottobre 2011

La Meditazione giova al cervello e ne previene l'atrofia senile

ScienceDaily (July 14, 2011) - Due anni fa, dei ricercatori dell'Università di California, Los Angeles (UCLA), scoprirono che specifiche regioni del cervello di meditatori di lunga data erano più grandi e avevano più materia grigia di quella presente nei cervelli delle persone del gruppo di controllo. Questo suggerisce che la meditazione può davvero essere utile per tutti, dato che, ahimè, il cervello tende naturalmente a ridursi con l'età.

Uno studio clinico recente con follow-up (periodo di osservazione) suggerisce che i meditatori hanno anche connessioni più forti tra le aree cerebrali e minore atrofia del cervello connessa con l’età. L’avere connessioni più forti influenza la capacità di trasmettere rapidamentei segnali elettrici cerebrali. E è significativo che questi effetti siano evidenti in tutto il cervello e non solo in aree specifiche.

Eileen Luders, visiting assistant professor alla UCLA Laboratory of Neuro Imaging, e colleghi hanno usato nello studio un nuovo tipo di Imaging RM, noto come tensore di diffusione, capace di fornire informazioni sulla connettività strutturale del cervello. I ricercatori hanno scoperto che le differenze tra chi non medita e chi lo fa non sono confinate a specifiche aree del cervello ma coinvolgono un’estesa area di connessione che include i lobi frontali, temporali, parietali, occipitali e il corpo calloso anteriore. Come pure le strutture limbiche e il tronco encefalico.
Lo studio è pubblicato su questo numero dell'edizione online del giornale NeuroImage.

"I nostri risultati evidenziano che i meditatori di lunga data hanno fibre di sostanza bianca che sono più numerose, più dense e meglio isolate in tutto il cervello," ha detto Luders. "Abbiamo trovato anche che il normale declino di sostanza bianca legato all’età è considerevolmente ridotto in coloro che praticano attivamente la meditazione."

Lo studio è stato condotto su 27 meditatori (età media 52 anni) e 27 persone di controllo, mescolati come età e sesso. Gli anni di pratica meditativa oscillava tra 5 e 46; il tipo di meditazione praticata includeva gli stili Shamatha, Vipassana e Zazen, da soli o combinati con altri stili.

I risultati hanno mostrato l’esistenza nei meditatori di una connettività strutturale pronunciata in tutto il cervello. Le differenze maggiori tra i due gruppi è stata vista all'interno del tratto corticospinale (un insieme di assoni che vanno dalla corteccia cerebrale alla corda spinale); il fascicolo longitudinale superiore (un lungo fascio bidirezionale di neuroni che connettono la parte anteriore e posteriore del cervello); e il fascicolo uncinato (la sostanza bianca che connette parti del sistema limbico, come l'ippocampo e l'amigdala, con la corteccia frontale).

"È possible che la meditazione, specie dopo un lungo periodo di tempo possa indurre cambiamenti a livello microanatomico," ha detto Luders, meditatrice lei stessa.
Come conseguenza, ella ha detto, la robustezza delle connessioni fibrose nei meditatori può aumentare e probabilmente condurre agli eventi macroscopici visti tramite la DTI.
La Luders ha concluso dicendo:"La meditazione, oltre che indurre cambiamenti nell'anatomia cerebrale stimolandone la crescita, può anche prevenirne la riduzione. È così che, praticata regolarmente nel corso degli anni, la meditazione può ridurre l'atrofia cerebrale legata all'età, influenzando forse in modo positivo il sistema immunitario.”

tratto da la lunga vita terapie

Cerca nel blog