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19 novembre 2010

Cintura Nera in Qi Gong? Non Proprio

Tratto da una Nota del Libro “L’Arte e la Scienza del Qi Gong” di Kenneth S. Cohen, Erga Edizioni.

Quali sono allora i gradi, i livelli di apprendimento del qigong?

Vorrei qui ringraziare il mio amico e maestro di qigong, Paul Gallagher, ed il suo maestro, T. T. Liang, per aver ideato questa ingegnosa gerarchia.

Livello 1: Grande Esperto

Dopo un certo numero di mesi di qigong, gli allievi provano talmente tanti miglioramenti a livello sia fisico che mentale che c’e il rischio che si montino la testa. Sanno poco ma credono di aver già imparato tanto: un atteggiamento comprensibile e perdonabile; dopo tutto la nostra società dice cosi poco delle enormi capacita a portata dell’uomo.

Gli allievi, a questo punto, non hanno ancora realizzato di aver soltanto compiuto i primi passi, che c’e ancora cosi tanto da imparare.

Livello 2: Salame

L’allievo ha finalmente imparato le prime tecniche di qigong: può così praticare da solo e farsi vedere da amici e parenti; se sono ignoranti sul qigong almeno quanto lui, rimarranno affascinati dal carattere esoterico della novità, e diranno cose del tipo ”incredibile! Probabilmente sta usando il 15% delle capacita del suo cervello, anziché il 10 come le persone comuni!"

Non c’e nulla di cui vantarsi, sei ancora un Salame!

Livello 3: Testa Vuota

La Testa Vuota capisce: "Ho ancora molto da imparare".

Come Socrate, ora sa di non sapere, e si imbarazza pensando alle arie che si dava prima.

C’è un famoso detto cinese al riguardo: "Per quanto a lungo riesca a vivere e per quanto io studi, ci saranno sempre nuove cose da imparare". Scoprire le profondità della filosofia e della pratica del qigong eccita e allo stesso tempo fa acquisire più calma; man mano che vi avvicinate alla salute ed alla sapienza perfette, esse recedono sempre più in lontananza.

Se credete di esservi non ci siete; ma se realizzate di non essere mai arrivati, allora avete capito!

Livello 4: Nulla di Particolare

A livello fisico, lo scopo del qigong ai comprendere la tecnica ed i principi.

Sul lato spirituale, l’obiettivo è invece di coltivare un pro fondo senso di appartenenza all’universo, l’unione con il Soffio della Vita (”il Qi Originario del Cielo e della Terra").

Il qigong non e nulla di speciale, e allo stesso tempo e qualcosa di molto speciale.

Esisto, respiro. Cosa può esserci di più naturale e allo stesso tempo più denso di significato?

Il qigong ai una via, un Tao, per comprendere il mistero e la bellezza che si nascondono nel quotidiano.

Purtroppo in Cina il qigong e ancora oggi considerato come una disciplina che conferisce poteri particolari. Maghi e "maestri di qigong" fanno dimostrazioni in cui piegano sbarre d’acciaio premendole contro la gola, rompono blocchi di pietra con la testa, spingono oggetti senza toccarli.

Ne ho conosciuto uno che si vantava di poter allontanare le nuvole, ma solo "nelle giuste condizioni", condizioni che si presentavano una volta su cento tentativi circa.

Questi sono solo degli show, che sviano l’attenzione dal vero scopo del qigong: arricchire la nostra vita.

Cosa c’e di più magico di riuscire a guarire una ferita o una malattia?

Il nostro corpo resta sempre il mistero più grande di tutti.

Un grande esperto di religione cinese, John Blofeld, disse:

”Certo, il qigong allena certi poteri: invisibilità — essere in una folla e non farsi notare; Viaggio Astrale — comprendere che il vero Io e ovunque; Levitazione — sapersi prendere alla leggera"?

Siamo quindi passati da Grande Esperto a Salame, a Testa Vuota, fino a Nulla di Particolare.

Alla fine, la complessità del qigong si tramuta in un mezzo per recuperare semplicità ed innocenza. Prendiamo maggiore coscienza delle domande che la vita ci pone, ma cessiamo di ritenere l’intelletto capace di dare tutte le risposte.

Il mio amico Paul Gallagher rimase affascinato da alcune delle storie che gli avevo raccontato su maestri di qigong che avevano sviluppato la capacità di resistere a pugni e a calci senza venirne feriti.

Quando chiese di questi poteri al suo insegnante, il maestro Liang, questi lo guardo con uno sguardo serio e penetrante, e disse: "Sì, Paul, se ne hai uno, ne hai molti". Ripeté: "Se ne hai uno, ne hai molti. Cos’e?"

Paul riflette a lungo su questa domanda, che sicuramente celava l’essenza dei poteri del qi.

Probabilmente il maestro Liang si riferiva all’uno e ai mille, all’unita nella diversità, alla complessità dei meridiani, all’unita del dan tian.

O era forse un’altra la risposta alla sua domanda?

Disse quindi "Non so rispondere, maestro. Cos’e?"

E il maestro rispose: "Scarafaggi, sono gli scarafaggi. Non farti troppe domande, Paul; allenati".

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